mercoledì 9 agosto 2017

"Lo vuoi un palloncino?"

La copertina del libro.
Un duplice avviso ai naviganti, una doppia premessa a quello che da molti è considerato il Capolavoro di Stephen King: per tutti gli amanti di quel gioiellino televisivo prodotto da Netflix che va sotto il nome di Stranger Things è bene che sappiano che la serie tv ha un evidente debito di riconoscenza verso It e in secondo luogo It non può essere ridotto alla limitante definizione di storia horror che lo sceneggiato del 1990 e il film in prossima uscita (settembre 2017) gli hanno appiccicato nell'immaginario collettivo perché It è ben altro che un pagliaccio e perché il libro di King è molto di più: è un viaggio sì nell'orrido ma è anche un viaggio attraverso le proprie paure per sconfiggerle, attraverso la forza magica dell'amicizia, dell'amore e del desiderio, un viaggio che il lettore percorre in parte anche dentro se stesso. È un itinerario sul valore della memoria e sulla sua tendenza a lasciare che i ricordi sbiadiscano e ingialliscano come vecchie fotografie di un'altra epoca. 


"Il terrore che sarebbe durato per ventotto anni, ma forse di più, ebbe inizio, per quel che mi è dato di sapere e narrare, con una barchetta di carta di giornale che scendeva lungo un marciapiede in un rivolo gonfio di pioggia"


Pennywise.
È il 1958 quando un violentissimo acquazzone si abbatte sull'immaginaria cittadina di Derry, nel Maine, e un bambino in impermeabile giallo lascia che una barchetta di carta, impermeabilizzata dalla paraffina, scivoli agilmente lungo i torrentelli che hanno invaso la strada e, tortuosamente, si lanciano nei pozzetti neri dei canali di scarico. È proprio da un'apertura di uno dei canali di scolo della strada che il piccolo George Denbrough ode una voce suadente alla quale si avvicina per scoprire che essa appartiene ad un buffo clown che gli vuole regalare un palloncino colorato. George allunga un braccio nella buia apertura e vede la morte in faccia dopo che il suo volto si è contratto in una smorfia di orrore e disgusto, dopo che i suoi occhi hanno incrociato la strada di It, alias Pennywise il pagliaccio ballerino, che senza tante remore gli strappa un braccio lasciandolo morire dissanguato. L'omicidio di George, fratellino minore di uno dei protagonisti, Bill Denbrough, segna l'inizio del ciclo vitale di It, un mostro alieno mutaforma caduto dallo spazio sulla Terra in un tempo ormai troppo lontano per essere ricordato che si presenta alle sue giovani vittime assumendo la forma delle loro più grandi paure. Ogni 27 anni il Mostro ritorna e si riaffaccia dai tombini di Derry, la cittadina maledetta alla Twin Peaks dove tutto è avvolto da un alone di inspiegabile inquietudine e dove gli adulti sono abituati a guardare dall'altra parte di fronte a violenze, aggressioni e tentativi di stupro. Eppure, nonostante l'orrore che scivola nei cunicoli sotterranei, Derry attrae, intriga, avvinghia senza lasciarti scampo. Annullando ogni possibilità di darsela a gambe. Sbarrando la via di fuga che potrà essere aperta solo dal coraggio e dall'intraprendenza di un manipolo di adulti richiamati a Derry da una promessa siglata col sangue e un coccio di bottiglia di Coca Cola tanti anni addietro. 

Stephen King.
A vederlo nella sua mole compatta di carta (più di 1300 pagine nell'edizione Sperling&Kupfer) fa spavento come lo fa anche il ghigno maligno di It riprodotto sulla copertina del volume come un lugubre benvenuto. Ma guai a spaventarsi, navigatori di inchiostro, perché i libri lunghi, i "mattoni" che tanto timore incutono, permettono di appropriarsi della storia che rilascia emozioni come un corpo umano rilascia endorfine e feromoni. In un mondo abituato a divorare serie televisive e romanzi che esauriscono in fretta il loro compito di strumento di intrattenimento e lasciano un vuoto nel fruitore del prodotto, ogni tanto si sente il bisogno di tuffarsi in un libro di centinaia e centinaia di pagine, una storia-fiume in cui i personaggi che si muovono, animati dalla fantasia dell'autore, diventano, quasi per un fenomeno di osmosi cartacea, parte integrante della vita del lettore. I sette amici che formano il Club dei Perdenti non sono solo amici, ma diventano tuoi amici; figure abituali della propria esperienza. Essenze di inchiostro che escono dalla pagina per camminare fianco a fianco con il lettore che non può sottrarsi né alle esplosioni di gioia e di risa né alle sofferenze che colpiscono i nuovi amici. La lunghezza di un libro permette l'immersione totale in un mondo altro, in un universo parallelo che riesce al contempo ad esistere e a non esistere e che sa schiudersi con estrema facilità nel momento in cui il lettore riapre il libro togliendo il segnapagina. Lo scorrere delle pagine illude, giocando cinicamente con la predisposizione al fantastico del lettore, che le vicende dei personaggi possano continuare all'infinito ed è inevitabile il senso di smarrimento che si solidifica come un magone in gola quando l'ultima pagina, inesorabile, ineluttabile, infine arriva sancendo la fine di una lunghissima avventura. E allora ben vengano i "mattoni".

It
Stephen King
Sperling&Kupfer, pp. 1315, 2013 
13,90

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