"Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore". Parafrasando De Gregori ci si potrebbero domandare tante cose sul primo romanzo di Emma Cline, giovane collaboratrice del New Yorker: è possibile giudicare un libro dalla cifra milionaria spesa per l'acquisto dei diritti di pubblicazione (5 milioni scuciti dalla Penguin Random House)? Può il valore letterario corrispondere a una somma in denaro? Proviamo a scoprire qualcosa di più sul libro ritenuto da molti "rivelazione dell' anno".

La vita di una persona può cambiare con incredibile rapidità; è sufficiente uno sguardo, un tocco, una caduta, una carezza. Altre volte però le trasformazioni sono lente, costanti e soprattutto inarrestabili; quando ci sei dentro non hai modo di uscire dalle sabbie mobili in cui sei invischiato. È questo che succede a Evie, quattordicenne classica ragazza di provincia con i genitori separati e la migliore amica della via accanto; attratta dai ragazzi e bramosa di farsi notare, di esserci, di apparire ed essere riconosciuta anche solo con un cenno o un "ciao". La sua vita scorre in una placida solitudine e apatia che né le scarse attenzioni della madre né la complicità di Connie, l'amica, riescono in qualche modo a lenire e dentro di sé Evie scava un buco nero di malinconia e voglia di rivalsa che non trovano sfogo. Almeno finchè, durante una banale visita al parco, seduta su una panchina, scorge da lontano un gruppo di ragazze intente a rovistare tra la spazzatura in cerca di cibo. Evie le osserva magnetizzata, come fosse in un'altra dimensione e prova un forte impulso di appartenenza e vicinanza a quel bizzarro gruppo che poco dopo si dilegua.

Il viaggio in pullman si conclude al ranch che si rivela essere una sottospecie di comune dedita al sesso di gruppo e soprattutto al consumo di qualsiasi tipo di droghe. La guida di questa antisocietà è Russell, alter ego letterario di Charles Manson, che gode di un ascendente al limite del divino su tutte le ragazze che popolano il ranch e questa fascino non risparmia nemmeno Evie. Russell illustra gonfiando il petto la portata dell'esperimento sociale che stanno conducendo addomesticando l'influenzabile mente della protagonista:
La società era zeppa di gente inquadrata, ci diceva Russell, gente paralizzata nelle grinfie degli interessi del capitale, persone docili come scimpanzé da laboratorio dopati.

Emma Cline possiede una capacità riscontrabile in pochi autori di combinare le parole e le espressioni dando loro la forma di mosaici colorati. Grazie ad una prosa curata all'eccesso, in cui ogni parola pesa, il lettore riesce a entrare in empatia con la protagonista e aggirarsi con piacere nella sua mente, nei suoi timori esistenziali e nei suoi freni adolescenziali, fino ad arrivare a conoscerla come fosse un'amica, penetrando nel suo bozzolo. Capita tuttavia che Cline, sicuramente conscia della propria abilità, si compiaccia della propria scrittura e scivoli inavvertitamente sulla buccia di banana dell'incomprensibilità. Alcune composizioni retoriche e affiancamenti arditi sfiorano un ermetismo letterario che potrebbe essere frutto sia dello specchiarsi in se stessa come anche dei limiti linguistici della traduzione. In ogni caso, complimenti miss Emma.
Le ragazze
Emma Cline
Einaudi, pp. 334, 2016
18,00
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Le ragazze
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