
Dopo mesi di febbrile attesa sbarca su Netflix una delle serie televisive più attese dell'anno. Le migliaia di fan sparsi per il mondo possono finalmente riabbracciare, dopo più di dieci anni, i tre orfanelli Baudelaire, il meschino conte Olaf e quel baraccone circense di personaggi che accompagnano l'intera vicenda, nati dalla penna di Lemony Snicket (pseudonimo di Daniel Handler), interpretato per l'occasione dal corpulento Patrick Warburton. Quest'ultimo, rompendo la quarta parete e guardando lo spettatore dritto negli occhi come Frank Underwood di House of cards, dialoga con la platea rendendo emotivamente partecipi della storia tutti i membri, i quali, direttamente coinvolti nei fatti, si sentono responsabili di ciò che accade in scena. Lemony Snicket ci avverte e ci ammonisce continuamente di smettere di assistere alle miserie che affliggono i Baudelaire, che non incontreremo altro che sofferenza, morti drammatiche, curiosi incidenti e qualsiasi altra calamità immaginabile da mente umana. Inutile dire che lo stoico spettatore ignora bellamente queste avvertenze e procede nella tormentosa visione.

Una serie di fortunati eventi è scenograficamente esagerato, colorato, sgargiante, surrealista, magnifico, stroppiante. Un carosello di personaggi meschini, tristemente creduloni (giudice Strauss, zio Monty, il signor Poe) e fuori da qualsiasi registro tradizionale, privi di cliché. La narrazione è attraversata da soluzioni cinematografiche cartoonesche che sembrano essere il frutto di una collaborazione tra Tim Burton (Alice in Wonderland) e Wes Anderson (Grand Budapest Hotel) tanto appaiono fantasiose e irrealistiche. Suscita un piacere visivo rilassante accedere a luoghi magici, inesistenti, tirati per i capelli, eccessivi. Saltare dalla scura soffitta della casa del conte Olaf alla esotica Stanza delle Serpi, dal pericoloso Lago Lacrimoso alla tumultuosa segheria Cioccofortunato. Un viaggio inaspettato che si conclude dopo 8 puntate che, narrativamente, coprono i primi quattro libri dell'intera saga, edita in Italia da Salani: Un infausto inizio, La stanza delle serpi, La funesta finestra, La sinistra segheria.

Nel complesso buona la prova del cast allestito per l'occasione, capitanato da Neil Patrick Harris che, benchè ottimo per mimica espressiva e modulazione della voce, non riesce a eguagliare l'amata interpretazione di Jim Carrey, attore trasformista a cui il ruolo del malvagio conte sembrava cucito addosso L'attore canadese infatti, nella complessiva mediocrità del film del 2004, sfoderò una prestazione magnifica. Lo spirito dell'intera storia ricalca con rigore l'intreccio dei numerosi volumi che compongono la saga, anche perché Handler, oltre ad apparire in un cameo, è stato supervisore e produttore esecutivo della serie. I più incalliti fan dei libri possono dormire sonni tranquilli, accendere la tv o il computer a seconda dei gusti e, chi col bingewatching e chi centellinando la visione come un buon vino, godersi la produzione Netflix. Nell'attesa annuale, che ormai rappresenta una dolce condanna per i consumatori ossessivi di serie televisive, di riprendere a gustare con orrore gli sfortunati eventi dei fratelli Baudelaire.
~ Look away, look away, look away, look away ~
Voto complessivo: 8/10
Trama: 8/10
Musiche: 6/10
Personaggi: 9/10
Regia: 8/10
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Voto complessivo: 8/10
Trama: 8/10
Musiche: 6/10
Personaggi: 9/10
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