venerdì 20 gennaio 2017

Una serie di sfortunati eventi

"C'è un tipo di situazione che si verifica troppo spesso nella storia degli orfani Baudelaire chiamata drammatica ironia; in parole povere la drammatica ironia è quando una persona fa un'osservazione e un'altra che l'ascolta sa qualcosa che dà all'osservazione un significato diverso; di solito sgradevole. Ah, per esempio, se dicessi non vedo l'ora di mangiare questo biscotto ma ci fossero persone che sanno che il biscotto  è avvelenato, questa sarebbe drammatica ironia. Per questa ragione quando sentiamo lo zio Monty dire ai bambini -Ve lo prometto, non vi accadrà niente di male nella Stanza delle Serpi- dobbiamo stare in guardia per lo spiacevole arrivo della drammatica ironia" - Lemony Snicket

Dopo mesi di febbrile attesa sbarca su Netflix una delle serie televisive più attese dell'anno. Le migliaia di fan sparsi per il mondo possono finalmente riabbracciare, dopo più di dieci anni, i tre orfanelli Baudelaire, il meschino conte Olaf e quel baraccone circense di personaggi che accompagnano l'intera vicenda, nati dalla penna di Lemony Snicket (pseudonimo di Daniel Handler), interpretato per l'occasione dal corpulento Patrick Warburton. Quest'ultimo, rompendo la quarta parete e guardando lo spettatore dritto negli occhi come Frank Underwood di House of cards, dialoga con la platea rendendo emotivamente partecipi della storia tutti i membri, i quali, direttamente coinvolti nei fatti, si sentono responsabili di ciò che accade in scena. Lemony Snicket ci avverte e ci ammonisce continuamente di smettere di assistere alle miserie che affliggono i Baudelaire, che non incontreremo altro che sofferenza, morti drammatiche, curiosi incidenti e qualsiasi altra calamità immaginabile da mente umana. Inutile dire che lo stoico spettatore ignora bellamente queste avvertenze e procede nella tormentosa visione.

È con un misto di piacere morboso che accogliamo la comparsa in scena degli sventurati, iellati e sfortunati Violet (Malina Weissman), Klaus (Louis Hynes) e Sunny (Presley Smith) Baudelaire i quali, in seguito alla morte dei genitori durante un misterioso incendio vengono affidati, tramite la mediazione del signor Poe (K: Todd Freeman), al loro parente più prossimo, nonché tutore legale, il conte Olaf (Niel Patrick Harris; noto ai più per il ruolo di Barney Stinson nella sit-com How I met your mother). Le intenzioni di quest'ultimo si rivelano ben presto tutt'altro che caritatevoli e le sue capacità tutoriali mostrano tutti i loro limiti quando i bambini sono costretti a lavare i sanitari di un bagno, che definire lurido è riduttivo, con uno spazzolino da denti. Il conte non desidera altro che accaparrarsi l'immensa fortuna dei Baudelaire e vivere nel lusso ma tra questo malvagio desiderio e il tesoro di famiglia si frappongono le vite dei ragazzi, cavilli legali e l'infinita selva di familiari a cui i Baudelaire vengono affidati nel corso della storiaDopo il comprovato fiasco di Olaf gli orfani vengono affidati al dottor Montgomery Montgomery (no, non è un refuso si chiama proprio cosi), erpetologo inviso alla società scientifica di erpetologia, il quale assume un nuovo assistente di nome Stephano; un bizzarro individuo dietro cui, manco a dirlo, si cela il conte Olaf. Superfluo soffermarsi sul successivo sviluppo degli eventi che costringe il diligente signor Poe a scarrozzare i giovani Baudelaire al Lago Lacrimoso dove li attende zia Josephine, un tempo amica fraterna dei loro genitori. È solo una delle tante tappe che gli sfortunati ragazzi dovranno affrontare nel perenne tentativo di sfuggire agli scaltri sotterfugi di OlafPer citare un moto caro ad un noto investigatore: la caccia è aperta. 

Una serie di fortunati eventi è scenograficamente esagerato, colorato, sgargiante, surrealista, magnifico, stroppiante. Un carosello di personaggi meschini, tristemente creduloni (giudice Strausszio Monty, il signor Poe) e fuori da qualsiasi registro tradizionale, privi di cliché. La narrazione è attraversata da soluzioni cinematografiche cartoonesche che sembrano essere il frutto di una collaborazione tra Tim Burton (Alice in Wonderland) Wes Anderson (Grand Budapest Hoteltanto appaiono fantasiose e irrealistiche. Suscita un piacere visivo rilassante accedere a luoghi magici, inesistenti, tirati per i capelli, eccessivi. Saltare dalla scura soffitta della casa del conte Olaf alla esotica Stanza delle Serpi, dal pericoloso Lago Lacrimoso alla tumultuosa segheria Cioccofortunato. Un viaggio inaspettato che si conclude dopo 8 puntate che, narrativamente, coprono i primi quattro libri dell'intera saga, edita in Italia da Salani: Un infausto inizio, La stanza delle serpi, La funesta finestra, La sinistra segheria. 

Ciò che spinge a guardare questa questo comic drama dalle atmosfere vagamente gotiche non è tanto il desiderio o l'interesse, come accade in un giallo tradizionale o in un thriller, di scoprire chi sia l'assassino o il colpevole perché è evidente che l'antagonista sarà sempre e comunque il conte Olaf; ciò che stuzzica lo spettatore, l'elemento che lo trascina in questo maledetto turbinio avventuroso é l'attesa del suo prossimo travestimento, la morbosa curiosità nello scoprire come il tutore di turno (perché è evidente) verrà eliminato e un desiderio insopprimibile di vedere finalmente cessare le sofferenze e i vagabondaggi dei tre fratelli. Di vederli riabbracciare i genitori dispersi chissà dove e naturalmente, sottotrama parallela ma ineludibile, svelare il significato dello strano e ricorrente simbolo a forma di occhio che accompagna gli sfortunati eventi e che lega, per mezzo di un filo invisibile, tutti i personaggi alla famiglia Baudelaire, conte Olaf incluso. Il tutto condito da un costante, crescente e onnipresente fastidio verso l'ottusità regale del signor Poe che con la sua indole idiota rappresenta una perenne condanna per i Baudelaire. 

Nel complesso buona la prova del cast allestito per l'occasione, capitanato da Neil Patrick Harris che, benchè ottimo per mimica espressiva e modulazione della voce, non riesce a eguagliare l'amata interpretazione di Jim Carrey, attore trasformista a cui il ruolo del malvagio conte sembrava cucito addosso L'attore canadese infatti, nella complessiva mediocrità del  film del 2004, sfoderò una prestazione magnifica. Lo spirito dell'intera storia ricalca con rigore l'intreccio dei numerosi volumi che compongono la saga, anche perché Handler, oltre ad apparire in un cameo, è stato supervisore e produttore esecutivo della serie. I più incalliti fan dei libri possono dormire sonni tranquilli, accendere la tv o il computer a seconda dei gusti e, chi col bingewatching e chi centellinando la visione come un buon vino, godersi la produzione Netflix. Nell'attesa annuale, che ormai rappresenta una dolce condanna per  i consumatori ossessivi di serie televisive, di riprendere a gustare con orrore gli sfortunati eventi dei fratelli Baudelaire.

Look away, look away, look away, look away ~

Voto complessivo: 8/10
Trama: 8/10
Musiche: 6/10
Personaggi: 9/10
Regia: 8/10

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