martedì 7 marzo 2017

Storia della pioggia e la bellezza dell'Irishness

La copertina del libro edito da BEAT
La pioggia che dà titolo al romanzo è uno degli elementi naturali che molto spesso, se non sempre, viene associato al concetto di tristezza e mestizia come se il cadere di gocce acquose riverberasse nell'intimità e nell'emotività umana. Stando così le cose e dando per buona questa visione del mondo il libro di Niall Williams avrebbe tutte le carte in regola per essere un dramma. Confermando per l'ennesima volta il motto per cui l'abito non fa il monaco il romanzo di ampio respiro che l'autore irlandese ha saputo costruire è un mosaico colorato dove si incrociano numerosi elementi narrativi ed emotivi tra loro diversi i quali convergono in uno stile brillante, sereno, pulito e al contempo poetico e toccante. L'autore riesce a giocare con le corde del cuore del lettore mettendo in scena eventi, fatti e parole che suscitano dispiacere, tristezza, commozione, risate e buon umore. Tutto apparentemente contraddittorio ma non in Storia della pioggia, emblema di una letteratura superba che potrebbe essere definita, senza troppo cincischiare, capolavoro. 

L'intero romanzo poggia sulle gracili spalle di una debole ragazzina malata di leucemia la quale, a causa della malattia che, quasi per pudore, non viene mai citata in modo esplicito, è costretta a letto. Ruth Swain limita la sua vita alle quattro pareti che perimetrano la soffitta ingombra di libri e volumi che costituiscono la collezione bibliografica ereditata dal padre poeta alla quale, per passare il tempo e per passione, Ruth si affida nel tentativo immaginifico di lasciare il proprio corpo mortale e elevarsi nell'alto dei cieli al pari di un angelo. Abbandonare le gracili membra che la malattia ha infiacchito e la genetica le ha recato in dote e camminare nelle verdi campagne con Elizabeth Bennet, scorrazzare nella fumosa e sporca Londra dietro allo scapestrato Oliver Twist, innalzarsi al livello dell'impalpabile grazie alla poesia di Yeats e T.S.Eliot senza dimenticare gli spruzzi di acqua salmastra ricevuti in dono dalla Balena Bianca o la tragicità famigliare di Anna Karenina. 

"Li annusavo prima ancora di leggerli, erano come un ciucciotto per me, che stavo mettendo i denti e piangevo disperatamente. Anche Aeney stava mettendo i denti ma lui non piangeva. Io invece strillavo e la mamma, dopo essersi guardata intorno in cerca di qualcosa per calmarmi, prese Marco Aurelio e me lo ficcò in bocca. Hardy, Dickens, Bronte, Austen, sant'Agostino, Lewis Carroll, Samuel Butler: posso davvero dire di aver masticato la Letteratura fin dalla culla".

Paesaggio irlandese
Il Mondo di Ruth Swain è un universo che oscilla tra il microcosmo della realtà popolare di Faha e il macrocosmo della letteratura, dove Ruth trova sollievo dalla propria condizione ma soprattutto dove la giovane ragazza strampalata trova la chiave di lettura della realtà stessa. Ruth infatti vedelegge e interpreta il mondo come fosse un grande Romanzo. Tutte le vicende che le scorrono in parte, tutte le persone che incappano nel suo cammino non sono altro che personaggi di una grandissima storia, di un racconto la cui origine si è persa nell'oblio dei tempi passati e la cui conclusione non è all'orizzonte perché infinita ed eterna. E all'interno del grande fiume dell'Umanità si inserisce la storia famigliare degli Swain, un'epopea umile e al contempo stesso assurda di cui Ruth è l'ironica e sarcastica narratrice e in cui la cocciutaggine, l'ambizione e la puntuale sconfitta sono fattori indelebili del marchio Swain. Nel suo rendiconto familiare, che solo alla fine del romanzo assume i contorni di una saga, la giovane bibliofila ammalata parte dalle vicende del balordo nonno Reverendo, che era solito vagare al buio per non si sa bene quale motivo lungo i sentieri sterrati e infradiciati dalla pioggia irlandese della contea, arrivando fino a se stessa e alla tragici vicende legate al suo fratello gemello Aeney. Il tutto passando inevitabilmente per la figura del vecchio Abraham Swain il quale, allo scoppio della Grande Guerra, per non ledere l'onore e l'orgoglio della famiglia, era partito per la guerra ritornando miracolosamente salvo dalla trincea dove si era beccato una pallottola tedesca e del padre poeta Virgil Swain, appassionato della pesca al salmone e poi vate fallito, inascoltato e dolcemente incapace di provvedere economicamente al benessere della propria famiglia.

Niall Williams
Il lungo racconto imbastito da Williams è, tra le tante cose, un pretesto per provare a definire cosa sia l'Irlanda, cosa significhi essere irlandese e appartenere ad una terra magica, pulita e profondamente contraddittoria. Williams adotta un registro burlesco e irriverente nei confronti del proprio paese e del popolo cui sente di appartenere non ricorrendo tuttavia al martello del feroce sarcasmo, bensì alla dolce carezza dell'amorevole ironia; prediligendo un atteggiamento in cui la condiscendenza, la tenerezza e il senso di appartenenza si cementificano tra loro dando alle frequenti incursioni canzonatorie un tono di benevolenza. Dopodiché si sa, l'ironia si nutre anche degli stereotipi che vengono affibbiati ad un popolo o ad un gruppo e Williams non si sottrae a questa legge universale presentandoci amichevolmente i tratti salienti della Irishness. Ecco quindi fare bella mostra di sé l'eccesso di bigottismo cattolico che a tratti sfiora il fondamentalismol'unicità e la stravaganza dei matti di paese, la florida tradizione mitologica in cui convivono elfi, gnomi, leprecauni, salmoni parlanti, eroi leggendari in grado di far impallidire le grandi produzioni di Hollywood, la magia intrinseca che sembra risiedere nella terra e nei monumenti di tutta Irlanda. 

"Purtroppo la scena d'amore è stata tagliata dalla censura. In quegli anni non c'erano scene d'amore in Irlanda, per la maggior parte delle persone baciarsi equivaleva a fare sesso. Le lingue degli uomini equivalevano ai loro peni e potevano uscire dalla bocca solo per l'eucarestia. Il che spiega la popolarità del Sacramento".

In conclusione il libro non è che un omaggio metaletterario alla grande narrativa e Williams esplicita la sua 'magnifica ossessione' infarcendo il testo di titoli, riferimenti, aneddoti tratti dai romanzi della tradizione letteraria soprattutto anglosassone. Spesse volte l'autore gioca con la letteratura riproducendo nel racconto di Ruth personaggi, scene e comportamenti narrati in altri libri in un divertente gioco di rimandi che solo i lettori più esperti possono capireVediamo il nonno Abraham, impavido combattente nell'esercito di Sua Maestà, che pare il protagonista del libro di Remarque Niente di nuovo sul fronte occidentale. Oppure assistiamo al vagare per le strade di Faha di strani personaggi che sembrano usciti da Oliver Twist o Grandi speranze di Dickens. Williams ha costruito una romanzo che si costituisce come una vera e propria dichiarazione d'amore verso la letteratura e verso ciò che essa da secoli rappresenta.

Storia della pioggia
Niall Williams
BEAT, pp.367, 2017
9,00  

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