lunedì 10 aprile 2017

Jean-Claude Romand: l'Avversario di se stesso

"La mattina del sabato 9 gennaio 1993, mentre Jean-Claude Romand uccideva sua moglie e i suoi figli, io ero a una riunione all'asilo di Gabriel, il mio figlio maggiore, insieme a tutta la famiglia." 

La copertina de L'Avversario.
Inizia con la brutalità orrorifica della peggiore cronaca nera il romanzo-cronaca di Emmanuel Carrère disvelando, soprattutto ai virtuosi dell'anti-spoiler, il finale della tragedia e l'identità dell'assassino. L'interesse del lettore, che parrebbe depotenziato dalla rivelazione della conclusione della storia, non può che focalizzarsi sugli altri elementi che a norma letteraria compongono il genere giallo, a cui beninteso questo volume non appartiene, e cioè la definizione del movente e le modalità di attuazione del delitto. Attraverso una prosa cronachistica, che cerca di mantenere una patina di obiettività giornalistica che di fronte all'orrore dei fatti viene stracciata lasciando che l'"io" narrante esponga le  sue riflessioni, l'autore di Limonov ci introduce nella spettacolare e aberrante esistenza di Jean-Claude Romand. Sin dall'incipit dunque il lettore é già a conoscenza della conclusione del libro ed ha già condannato l'uomo in quanto autore di uno dei delitti più efferati di cui una persona possa essere responsabile: uxoricidio e infanticidio. Nonostante ciò non si può che essere avvinti dalla perversione di Jean Claude Romand e il volume si legge come se non si sapesse il finale, rabbrividendo di fronte all'abiezione dell'uomo, emozionandosi, indignandosi, fremendo e temendo come se le cose dovessero ancora accadere mentre in realtà tutto é già avvenuto e archiviato nei faldoni della giustizia transalpina.

Jean-Claude Romand é un uomo che fa della riservatezza un punto d'onore e che, facendo leva sull'attitudine a mentire sviluppata in tenera età, ha saputo costruire un castello di bugie e falsità in grado di trarre in inganno moglie, figli, parenti e amici. Per anni si è finto un dottore di spicco, laureato ma con titolo ovviamente mai conseguito, e luminare abituato a camminare nei palazzi dell'OMS di Ginevra e col tempo ha saputo costruirsi una reputazione inattaccabile: padre di buona famiglia, sposato, economicamente agiato, prototipo del self made man. In sintesi l'uomo perfetto, destinato ad una vita regolare, quasi prevedibile e dunque noiosa. Col passare degli anni e con l'esposizione al pubblico di se stesso l'intera costruzione menzognera inizia ad indebolirsi fino a rischiare di schiacciarlo sotto il peso della vergogna e della delusione che temeva di vedere dilagare negli occhi di Florence, la moglie, e dei due figli piccoli. È a questo punto, invaso dal terrore delle conseguenze, che decide di inscenare l'ultima recita confidando nella prospettiva di riuscire ad ingannare anche l'autorità inquirente e gli amici. Dopo aver ucciso la sua famiglia, codardo fino al  midollo nel non prendere in seria considerazione l'idea di suicidarsi, appicca un incendio alla soffitta, ingolla delle pastiglie scadute da anni e quindi inefficaci e lascia che l'intervento dei vigili del fuoco, sollecitato  dai netturbini di passaggio, lo salvi. Stavolta però il trucco non funziona e dopo poco tempo, grazie ad un paio di telefonate e accertamenti, gli inquirenti dispongono l'arresto e per Jean-Claude inizia la fase del processo, penale ma inevitabilmente mediatico che si concluderà con una condanna all'ergastolo che Romand ha finito di espiare nel 2015.
  
Emmanuel Carrère.
Carrère ha deciso di affrontare la vicenda cercando di entrare nella testa dell'uomo, privilegiando un'attenzione, solo apparentemente macabra, verso l'assassino piuttosto che verso le vere vittime. Nell'ottica ribaltata di Carrère Jean-Claude, pluriomicidia e architetto bugiardo, é vittima dell'Avversario cioè di se stesso. Un uomo asservito al demone bugiardo al quale ha giurato fedeltà e dal quale non può affrancarsi semplicemente perché al di fuori del castello che ha costruito c'è il Nulla. Jean-Claude, spogliato di tutto, gettato nella realtà del mondo, è un fantasma, un non-essere incapace di agire e di muoversi. In sintesi un involucro vuoto che trova ragione d'essere nelle bugie che riempiono il vuoto. Lo scrittore francese cerca di indagare l'intimità dell'uomo ricostruendone via via la storia attraverso un intreccio narrativo e cronachistico che mischia pezzi di vita e frammenti biografici dell'assassino e le motivazioni che alla fine lo hanno condotto in un vicolo senza via d'uscita. Il comportamento di Jean Claude ha origine dalla convinzione che una bugia, sia essa più o meno grande, é tollerabile, un peccato veniale che non lascia tracce e pertanto si convince di poter uscire quando vuole dal circolo vizioso della menzogna. Tuttavia, col passare del tempo, una bugia tira l'altra, la menzogna diventa la norma tanto che realtà e finzione si sovrappongo a tal punto da diventare indistinguibili e indiscernibili. Questo è il loop in cui Jean-Claude cade e dal quale non può uscire se non cancellando tutto e tutti tranne se stesso dimostrando in tal modo la sua propensione nascosta alla sopravvivenza e all'egoismo che ne deriva. 

"Fuori era completamente nudo. Tornava all'assenza, al vuoto, al nulla che per lui non costituiva un incidente di percorso ma l'unica esperienza della sua vita. La sola che abbia mai conosciuto, credo, anche prima di ritrovarsi al bivio."

Jean-Claude Romand.
L'Avversario, il cui protagonista richiama la filosofia arendtiana sulla banalità del male, assomiglia ad una parabola sul potere corrosivo della menzogna la quallogora come un tarlo non solo chi la genera ma anche chi la subisce passivamente senza accorgersi che essa ha per lungo tempo costituito la realtà, un appiglio sicuro che, nell'atto del disvelamento, crolla su se stesso e cede spalancando un baratro in cui le esistenze precipitano come un uccello privo di ali. É questa la condizione in cui loro malgrado si ritrovano gli amici dell'impostore che non possono sottrarsi dal chiedersi chi fosse quell'uomo e come fosse stato possibile non smascherare i suoi giochi di prestigio lasciando emergere il dubbio che, forse, avevano fallito su tutta la linea nel ruolo di amici che si erano convinti di aver assunto. 

L'Avversario
Emmanuel Carrère
Adelphi, pp. 169, 2013
17,00

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