mercoledì 1 novembre 2017

Operazione Antropoide

La copertina del libro.
Le prime battute di HHhH (Himmlers Hirn heisst Heydrich - Il cervello di Himmler si chiama Heydrich) sono fulminanti nella loro chiarezza e nella loro capacità di chiarire con precisione il tormentoso lavoro di cui Binet si è fatto carico:


"Gabcik - cosi si chiama - è un personaggio che è realmente esistito. [...] Da tempo lo vedo, sdraiato in quella stanzetta, con le imposte chiuse, la finestra aperta, intento ad ascoltare lo stridio del tram che si ferma davanti all'Orto botanico (in che direzione? Non lo so). Ma se metto per iscritto quell'immagine, come sto surrettiziamente facendo, non sono certo di rendergli omaggio"

Laurent Binet con l'incipit vuole subito evidenziare la natura storiografica e la perizia scientifica dell'opera, che gli ha permesso di vincere il prestigioso Prix Goncourt du premier roman nel 2010, sancendo un ideale patto di lettura con i propri lettori. Un tacito accordo che assume la forma di un grido con cui l'autore, sensibile a che la sua operazione di ricostruzione storica non venga confusa per un inaspettato talento da romanziere, ammonisce il lettore di prestare attenzione a un dato non secondario: quello che scriverò, pur secondo le forme del romanzo anziché del saggio storico, è reale. L'incipit del libro non è dunque solo la porta d'ingresso nel libro ma rappresenta una riflessione non secondaria intorno alla tesi di Milan Kundera secondo cui attribuire un nome, un identificativo ad un personaggio costituisca un atto di volgarità narrativa e intorno al gravoso compito che spetta al romanziere storico che si ritrova a ridurre "un uomo a volgare personaggio, e i suoi atti a letteratura: infamante alchimia, ma che farci?" per usare la parole di Binet. Questo è il tormento dell'autore: raccontare la vita e le aberranti "opere" del "boia di Praga" da un punto di vista storicistico ma attraverso i canoni della letteratura romanzesca. Trovare un punto di incontro tra due materie, la finzione e la Storia, che non possono andare a braccetto.



Reinhard T. E. Heydrich.
La giovinezza del biondissimo Reinhardt Heydrich, nato a Halle nel 1904, non presenta gli stigmi del predestinato; la fredda brutalità che contraddistinguerà la sua scalata nelle gerarchie naziste, rivelando un arrivismo fuori dal comune, lascia il posto nei primi anni ad un velo di timidezza e reticenza alimentato dalle accuse di avere nelle vene sangue ebraico. Una diceria che gli creerà non pochi problemi anche all'interno del partito. Lungi dall'individuare un rapporto di causa-effetto tra il bullismo scolastico e l'inclinazione demoniaca di Heydrich, Binet percorre la storia della Germania e dell'Europa attraverso le azioni del giovane militare tedesco che, coinvolto in un poco edificante scandalo sessuale, è costretto a lasciare la Marina per approdare nelle SS. Gli inizi del cadetto fallito all'interno della nomenclatura nazista non sono particolarmente esaltanti o degni di nota ma il momento di svolta, quel particolare attimo in cui la vita di milioni di persone è drasticamente cambiata, si consuma con l'incontro con Himmler, capo delle Schutzstaffel, del quale Heydrich diverrà ben presto il braccio destro. L'indole votata alla disciplina e l'attitudine al comando del giovane Heydrich rappresentano capacità straordinarie agli occhi del Fuhrer che ne facilita l'ascesa nel partito portandolo in palmo di mano. Non è un caso che sia proprio il giovane rampante ad essere scelto per ricoprire il ruolo di Reichsprotektor a Praga, cuore dell'Europa, città delle cento torri annessa dal Reich tedesco insieme a tutto il resto della Cechia. La sua naturale brutalità e le sue indubbie capacità politico-strategiche si rivelano ben preso armi vincenti per affievolire i moti della Resistenza, portare ordine nella capitale boema e asservire l'industria ceca (non ultima la famosa Skoda) allo sforzo bellico dei tedeschi, nel frattempo impegnati sul fronte russo nell'Operazione Barbarossa. Praga, la cui capitolazione attribuisce un prestigio monarchico a Heydrich, si rivela, già nell'anno successivo al suo arrivo, una trappola mortale grazie al coraggio di due eroici resistenti, Jan Kubis e Josef Gabcik, paracadutisti inviati da Londra per assassinare una delle teste  pensanti più preziose del cane nazista. In breve i protagonisti dell'evento passato alla storia come Operazione Antropoide


"Più che il piacere di rivelare uno scoop, credo che Heydrich assapori quello di verbalizzare l'inaudito e l'impensabile, come per dare già un po' di concretezza all'inimmaginabile verità. Ecco cosa ho da dirvi, lo sapete già, ma sta a me dirvelo, e sta a noi farlo. Vertigine dell'oratore che deve parlare dell'innominabile. Ebbrezza del mostro nell'evocare mostruosità che si annunciano e di cui è l'araldo"


Laurent Binet
L'infraromanzo (definizione dell'autore stesso) del professore francese non si esaurisce nel rendicontare con la necessaria pedanteria del saggio storico la carriera del "boia di Praga" e la relativa uccisione per mano di un manipolo di arditi cecoslovacchi. HHhH si dipana come riflessione possibile sulla Storia, intesa quale somma di storie più piccole, di percorsi casuali destinati a intrecciarsi, di momenti persi e di momenti guadagnati, di colpi di fortuna e di istanti di iella imprevedibili. Ma la Storia non è solo Antropoide, Hitler, Himmler o Heydric. La Storia è fatta soprattutto da migliaia, se non milioni, di Jan Kubis, Josef Gabcik, Josef Valcik, Paul Thummel che per i più disparati motivi la Storia stessa ha dimenticato. Eserciti di fantasmi composti da basisti, fiancheggiatori, partigiani, resistenti, semplici aiutanti e infiltrati che avvelenano il sonno di Binet il quale non riesce a darsi pace tormentandosi di fronte alla propria impotenza di ricordare e rendere omaggio a tutti quegli eroi senza volto e senza nome, maledicendo la limitatezza che l'approccio storicistico di cui fa punto d'orgoglio gli impone. HHhH  è un libro sui generis, che si colloca nel campo dell'indefinitezza di genere: è un romanzo e un saggio storico; ma al contempo non è né il primo né il secondo lasciando presagire che Binet abbia condotto studi di alchimia narrativa da qualche parte nella sua amata Francia, oppure nell'adorata Praga dove tutto inizia e tutto finisce.

Laurent Binet

HHhH
Einaudi, pp. 342, 2011
20,00




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